Ecco alcuni dei miei versi (ne ho quaderni pieni).
Come vedrete, sono quasi tutti sonetti di endecasillabi o settenari, ho scelto questo metro perché è quello che più mi piace. Lo trovo rassicurante e armonioso, con le due quartine che, quasi per un capricci del fato, si mutano in terzine leggiadre. Alcuni trovano il sonetto un modo di poetare un po' arcaico e obsoleto, al contrario io penso che sia giovane e brioso... abbastanza breve da non risultare pesante, abbastanza articolato da permettere di esprimere i moti dell'anima, anche i più oscuri e reconditi.
Spero che vi piacciano e, soprattutto, auspico che non siate troppo severi nei giudizi: ricordate, infatti, che se nella prosa si può fingere, camuffarsi e celiare, dissimulando se stesse, nella poesia ci si toglie la maschera e si mette la propria anima a nudo.
Fantasmi notturni
La notte silenziosa mi avvolge
come un’oscura coltre di ricordi.
Mentre la mente inquieta si volge
a contemplare ricordi lontani e sordi.
Che fine hanno fatto gli eroici furori?
Come sono naufragati gli effimeri amori?
La gloria che sognai si è rivelata utopia.
La gioia che desiderai tetra abulia.
Alzo gli occhi al cielo e triste sorrido,
in gola mi muore un disperato grido,
è la consapevolezza dei ridicoli, sforzi vani.
Fulgide, eterne e meravigliosamente splendenti,
le stelle lontane brillano indifferenti
agli effimeri, patetici turbamenti umani.
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Eclissi di Luna[*]
La pallida luna splende alta nel cielo,
sembra sorridere pacata e benigna
mentre l’argenteo, impalpabile velo
si stende sul mare, il colle e la vigna.
Ma appena la sua faccia è oscurata
dall’ombra funerea, ala di nero cigno,
malvagio appare il rosso suo ghigno,
e, per un attimo, la verità è svelata;
Che sia Selene radiosa e sensuale,
o Ecate incostante, fragile e schiva
oppure Artemide fredda e virginale,
ineluttabilmente regge i destini umani.
Subito riappare, algida e di pietà priva,
per tornare a beffarsi dei tormenti vani.
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Prigionia
La peggior solitudine è l'altrui noncuranza,
la peggior delusione è la perdita della speranza!
Se non posso né fantasticare né desiderare.
Perché mai continuare inutilmente a lottare?
Che senso ha la mia cupa esistenza,
se nulla c'è oltre l'indifferenza?
Privata della luce della speranza,
la vita è una buia, gelida stanza.
Non servono né sbarre né lucchetti,
nulla può peggiorare la mia condizione:
sono legata, prigioniera in ceppi.
Imbrigliata dalle elucubrazioni della mente,
sono il carnefice di me stessa, è la mia maledizione.
Di fronte alla verità, provo sgomento.
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Maledizione [*]
Di non essere sola talvolta m’illudo
e credo che qualcuno possa udire
il palpito del mio cuore ignudo,
che inesorabilmente continua a fallire.
Per tutti è facile, ovvio e banale
ciò che a me è crudelmente negato:
l’amore mi fugge sdegnoso e fatale,
miraggio, solo fugacemente sfiorato.
Senza colpa sono condannata
a trascinarmi solitaria nell’oscurità,
come una ria anima malnata.
Nella landa desolata che è la vita,
l’avverso fato, con sua podestà,
m’impone questa esistenza romita.
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Dietro la maschera
Guardo il mio riflesso allo specchio,
che vedo sulla superficie silente?
Un volto né giovane né vecchio,
un sorriso vuoto, stanco, indolente.
Due occhi scuri, cristallini e severi,
che celano oscuri, indicibili pensieri.
Socchiudo le palpebre, voglio scrutare
oltre la maschera che al mondo appare.
Mi vedo nuda, sopraffatta, impaurita,
da questa sfiancante, ridicola avventura
che noi tristi mortali chiamiamo vita.
A che serve agitarmi, lottare, ostinarmi
a dissimulare la mia vera natura,
se alla fine mi aspettano candidi marmi?
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Elevazione
L'eternità è immobile ma sfuggente ed effimera;
un interminabile istante che vale tutti i momenti.
Un’illuminazione fugace, anzi una stizzosa chimera,
inconcepibile per le nostre deboli, goffe menti.
In essa, i tempi sono indistinti ed eguali;
passato, presente, futuro non hanno valore.
Solo l’attimo eterno dispiega le ali,
sottraendosi sempre alle inesorabili ore.
Piccolo uomo, abbandona ogni meschinità,
sublima la tua misera, gretta esistenza,
rendendo eterno questo breve momento.
Fatti trasportare dall’immobile vento
ed eleva la tua greve, imperfetta coscienza
ma non illuderti di poter sfiorare l’eternità.
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PS. Mi sono dimenticata di dire che alcune di queste poesie, quelle contrassegnate [*], le ho anche inviate a dei concorsi letterari ma, ovviamente, non hanno mai ottenuto alcun riconoscimento
Edited by Maya Moony - 9/5/2013, 04:34