Errori da evitare quando si scrive!

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Maya Moony
view post Posted on 9/5/2013, 05:04




Non ci crederete ma gli errori che si possono commettere quando si decide di scrivere qualcosa, poco cambia che sia un racconto, una fanfiction, una sceneggiatura o altro, sono davvero molti e, spessissimo, sono talmente insidiosi da sfuggire anche agli aspiranti scrittori più esperti.
Ho pensato, quindi, di inserire come primo tutorial di scrittura, proprio una serie di semplici consigli, per evitare di incappare negli errori più grossolani, sciocchi e, proprio per questo insidiosi.


Chi legge poco e male scrive peggio

Gli autori che leggono poco scrivono davvero male. E' un dato di fatto. Leggete molto, solo così potrete essere padroni delle regole della narrazione e dello stile. Ma non limitiamoci ai grandi nomi e, soprattutto, cercate di leggere gli autori in lingua originale perché, purtroppo, nella traduzione si perde moltissimo, sia del senso del testo dia della sua "sonorità".
Siccome immagino che la maggioranza di coloro che frequentano questo sito sia italiano e ambisca a scrivere in questa bellissima lingua, suggerisco, in primis, di leggere molto gli autori nostrani, ce ne sono davvero tantissimi, dai classici a quelli emergenti e molti hanno uno stile davvero bello e accattivante. Inoltre, ce ne sono per tutti i gusti, quindi, che amiate i thriller, le love story o i fantasy, troverete di certo l'autore che fa al caso vostro.
Scrivere è faticoso ed è un mestiere che richiede preparazione: ciò significa leggere anche narrativa di genere. Uno scrittore che non legge il genere di cui vuole scrivere è come un cantante che non ascolta musica del genere che vuole fare. È condannato a fallire, perché non ha i riferimenti “culturali” necessari per costruire al meglio la propria opera.


Umiltà, umiltà e ancora umiltà!

La presunzione, nell’esordiente, è un peccato mortale. Prima di iniziare a scrivere ponetevi sempre qualche semplice, ma rivelatoria, domanda. Eccone, alcuni esempi che, personalmente trovo molto utili:
Sono davvero sicuro/a di riuscire a migliorare una storia che ha già appassionato migliaia di lettori?
Voglio davvero narrare l'ennesima vicenda d'amore tra un vampiro e una mortale?
Qualcuno può essere interessato a leggere l'ennesima avventura con l'integerrimo agente governativo e la ragazza con poteri sovrannaturali?
Quello che ho in mente di scrivere è davvero originale oppure è una brutta copia di qualcos'altro?
E le domande potrebbero continuare ancora per pagine e pagine, ma credo che questi siano state sufficienti per cogliere il nocciolo della questione. Non basta pescare nel grande calderone del fantastico, serve originalità. Perché altrimenti è come propinare ai lettori sempre la stessa minestra. Vi Fate uno sforzo creativo in più: non seguiate la strada del “già visto” e ciò che scriverete meriterà sempre di essere letto.


Noiosissima, indispensabile grammatica

Alla base del saper scrivere c’è sempre la conoscenza della lingua. Gli errori, le sviste, le mancanze più grossolane sono spesso quelle relative alle regole fondamentali dell’Italiano. La presenza di “d” eufoniche, l’uso improprio della punteggiatura, i dialoghi retti da simboli e regole sbagliate, sono errori spesso presenti nei racconti dei neofiti e di tutti coloro che si improvvisano scrittori senza conoscere ancora questo difficile mestiere.

Soffermiamoci un attimo sulle “d” eufoniche, che rappresentano una specie di caso-limite.
Nella lingua italiana più "purista", le “d” eufoniche nelle forme “ed” e “ad” e "od" si possono utilizzare ogni volta che una parola comincia con un’altra vocale, come nel caso di “Ed ora” o “Ad opera di qualcuno”. In campo editoriale, invece, le “d eufoniche” nelle forme “ed” e “ad” e "od" sono ammesse soltanto quando precedono una parola che comincia con la medesima vocale, come nel caso di “Ed era stato lì…”, “Continuò ad avanzare”, “Necromante ed evocatore”. Sono da evitare in tutti gli altri casi. Perché? Perché si tratta di un modo pesante di scrivere, un po’ obsoleto e ridondante, tanto da risultare sbagliato “all’orecchio” di chi legge.
Visto che, Freak word, non è né un concorso letterario né una casa editrice, nei vostri testi potete utilizzare la "d" eufonica, purché lo facciate con coerenza e raziocinio, ossia, se decidete che desiderate usarla nell'accezione classica, la inserirete sempre, nel cos o in cui, invece opterete per la soluzione più "moderna " la metterete solo nel caso di incontro fra vocali uguali (come negli esempi sopra citati) oppure nei rari casi in cui vi sono forme che la richiedono, come per esempio, "ed io", "ad ogni modo", "ad essere".
Certo,se mai aveste la velleità o la fortuna di proporre i vostri racconti a una casa editrice, questi sono tutti elementi sui quali un editor interviene senza problemi, ma cercate di eliminarli voi stessi dai vostri racconti, così, chiunque li leggerà ne resterà davvero impressionato!
Ricordate, inoltre, che se inviate un testo scritto male dal punto di vista della forma, l’attenzione di chi legge si concentrerà su quello e non verrà catturata dai contenuti.

Gli errori di sintassi possono condannare a morte un racconto. Imparare a strutturare correttamente una frase, a seconda dello stile che desiderate tenere, è fondamentale ma, per far questo, è necessario padroneggiare le regole della nostra lingua.
L'Italiano è ricco, espressivo e versatile. Imparare a costruire bene le frasi è tanto importante da costituire un requisito fondamentale per uno scrittore. Se si inizia ad annoiare il lettore a partire dalle singole frasi del nostro racconto, questi abbandonerà subito la nostra opera. L'equazione è molto semplice: un testo scritto male, con frasi che sfidavano le regole della lingua con disprezzo, non è piacevole da leggere, anzi è l'esatto contrario, per un lettore allenato ed esigente diventa un vero e proprio supplizio. La scrittura senza fondamento, quella che denota solo impreparazione e arroganza, verrà scartata e stigmatizzata senza appello, semplicemente perché è brutto e fastidioso... voi leggereste mai qualcosa che vi fa venire l'orticaria già dalle prime righe? No, appunto, e allora perché vessare altri'


A morte i puntini di sospensione!

Per quanto concerne il corretto uso della punteggiatura, che è sempre più ignorata e bistrattata, vi invito a leggere il tutorial dedicato alle regole di interpunzione.
Tuttavia, almeno un breve accenno all'uso, troppo spesso improprio dei puntini di sospensione, merita di essere fatto anche in questo saggio introduttivo, così, ne caso non abbiate il tempo o la pazienza di leggere l'approfondimento, perlomeno eviterete di usare e abusare di questi segni di interpunzioni.
I puntini di sospensione, i tre puntini, dovrebbero essere ridotti al minimo. Nei racconti dovrebbero avere la stessa presenza di una specie in via di estinzione. L’autore dilettante ritiene di riuscire a rendere l’enfasi e il trasporto emotivo troncando le frasi con i puntini di sospensione. In realtà, ottiene solo l’effetto di esasperare chi legge. I puntini di sospensione dovrebbero essere quasi sempre sostituiti dal punto fisso. In alcuni casi dal punto esclamativo.
Possono restare nei dialoghi, ma con la dovuta attenzione e parsimonia. Spesso, quando parliamo, noi chiudiamo le frasi con un punto, anche se ci sembra che i puntini siano presenti. E quando qualcuno ci interrompe, non abbiamo i puntini di sospensione, ma un’elisione, una troncatura, che nulla ha a che fare con la sospensione. Perché i puntini prevedono che passi del tempo dopo l’ultimo suono ma, se veniamo interrotti, questo tempo non c’è, il discorso è troncato non sospeso.
Nel testo narrativo, nelle descrizioni, nelle scene d’azione, i puntini di sospensione non devono esserci. Punto. E mai – MAI – inserirli a metà di una frase. In ogni caso, se proprio non potete fare a meno di usarli, ricordate una cosa fondamentale: i puntini sono sempre e soltanto tre (...).


E' tutta quesito di equilibrio

Il bilanciamento tra gli elementi di un racconto è un fattore importante. Se scrivete una storia dell'orrore non potete lasciare gli elementi "forti" o cruenti solo alla fine del racconto, relegati nell'ultima frase, a meno che non siamo in grado di produrre un finale a sorpresa tale da far dimenticare al lettore tutto ciò che ha letto fino a quel momento me, detto fra noi, ciò è assai improbabile. E' vero che, spesso, i racconti horror brevi fanno paura solo alla fine, ma la storia deve essere ben strutturata e costruita per giungere a quell’inquietante effetto finale, in un climax crescente di tensione, di detto e non detto, di intuito e celato, il tutto ben bilanciata. E questo vale per tutti i generi. Cercate di dosare gli elementi forti e peculiari del componimento. In particolare, evitate di limitare un dialogo a un paio di battute soltanto, perché è uno spreco, come sarebbe sbagliato limitare a un paio di righe gli elementi d’azione di un racconto che parla di esplorazione spaziale.
Sembrano cose superflue, ma molti spesso i racconti di chi si improvvisa scrittore risultano sbilanciati se non addirittura tronchi. Alcuni hanno finali che non conclude un bel niente, altri sono soltanto noiosissime introspezioni del personaggio e descrizioni di dettagli assolutamente ininfluenti, altri ancora sembrano lasciare un senso di "incompiuto" che fa presupporre una continuazione che, purtroppo, quasi mai arriva.


Ci vuole coerenza

Fate sempre molta attenzione ai nomi dei personaggi e agli elementi dell’ambientazione. Quando i nostri genitori ci hanno dato un nome, lo hanno fatto con molta attenzione. E hanno scelto il nome in base ai loro gusti, non perché pensavano a un buon nome per una giornalista, un medico o una top model. Evitiamo la tendenza, in voga nel fantasy ma non solo,di dare ai personaggi nomi che rispecchino la loro personalità. Inoltre, i nomi dovrebbero essere legati all’ambientazione. Se scrivete un racconto con protagonisti degli alieni, perché dovrebbero avere nomi in latino? Se scegliete una storia ambientata in Giappone nel 2013 perché i vostri protagonisti dovrebbero chiamarsi con nomi americani?
I nomi sono fondamentali e se un autore non ci spende la dovuta attenzione e fatica il lettore se ne accorgerà. Pensiamo alla realtà: non è il nome a fare il cattivo, ma le sue azioni. Considerate dove si svolge la vicenda e scegliete nomi coerenti ma non eccessivamente evocativi; di solito, la cosa più saggia da fare, è quella di cercare on line (o con altri mezzi) i nomi e i cognomi più comuni nel paese dove si ambienta la narrazione, e di comporre in modo gradevole e armonioso gli uni con gli altri, operazione che, solitamente, un genitore fa in attesa che nasca un figlio (ovvio, non credo che i genitori della signora Foglio Rosa o del signore Cavallo Felice, si siano dati questa briga ma, per fortuna, questi sono casi limite).


Arioso e leggiadro

Evitate di scrivere racconti da 30.000 caratteri senza alcuna interruzione. Perché, in primo luogo è molto probabilmente quello che avete scritto può essere ridotto a 15.000. E, in secondo luogo, un testo privo di interruzioni diventa difficile da leggere e comprendere. Un piccolo trucco che può essere molto utile, per rendere più leggero (anche graficamente) il vostro testo è di andare a capo due volte dopo aver chiuso un paragrafo. In tal modo, si chiude un “episodio” ideale della vostra narrazione e ciò è subito intuibile grazie al doppio "a capo".
Questa tecnica ha la stessa funzione ed efficacia degli stacchi in un film. Aumenta la tensione, suscita interesse e rende la lettura più snella.
Magari il vostro racconto sarà ugualmente di 30.000 parole ma lo avrete reso più leggiadro e allettante per il lettore che, in un certo senso, verrà ingannato dal vostro piccolo stratagemma della doppia spaziatura.


Abbasso la sperimentazione

Non cercate di stupire chi deve valutare il nostro racconto. Evitate costruzioni improbabili o inedite, cercate di non narrare di associazioni sensoriali impossibili. Restate su un tracciato conosciuto: soggetto, predicato, complemento. Senza digressioni volte a sconvolgere le regole del linguaggio. Non vengono apprezzate. Perché non vengono capite. Perché spesso questo stile che cerca di scardinare le regole della scrittura risulta raffazzonato, mostra lacune e, quasi sempre, non è supportato da una storia solida. L’effetto complessivo è quello di racconti che sembrano (strane) scatole vuote.
Che ci piaccia o che non ci piaccia il mondo editoriale non ama gli sperimentatori, per il pubblico cui si rivolge, per lo più, è composto di gente incolta e paurosa, che vuole restare su strade conosciute. Perché in tal modo può assicurarsi il maggior numero di lettori possibile e non limitarsi a una cerchia ristretta di eletti. Se avete il pallino della scrittura, è presumibile che, prima o poi, pensiate di presentare i vostri racconti a un edito, quindi, se già fin da oggi evitaste improbabili sperimentalismi, in futuro avrete più possibilità che i vostri testi siano accettati e pubblicati


Un cammino senza fine

Non si possono riunire in un unico tutoria tutti i problemi e gli errori da evitare. Quello che posso fare è consigliare agli aspiranti scrittorii di documentarsi, leggere, studiare e fare i compiti. Manuali e corsi di scrittura – se fatti bene – sono molto importanti. In Rete, poi, esistono molti articoli dedicati ai tanti problemi e agli errori tipici degli scrittori dilettanti. Informiamoci, consultiamoli, leggiamo! Partiamo dal presupposto che la nostra opera può sempre essere migliorata e, soprattutto, andiamo attivamente a caccia dei nostri difetti come autori e cerchiamo di debellarli!
 
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view post Posted on 26/5/2013, 21:30
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Ho attraversato gli oceani del tempo per trovarti

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Quindi i puntini non si devono usare? T.T io li amo, non perche danno quel senso che dici tu v.v ma perche mi sembra giusto metterli xD
 
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Maya Moony
view post Posted on 28/5/2013, 02:19




Phoebe, non è che non si possono usare ma, come, per ogni cosa, è meglio non abusarne e ricorrervi con moderazione... ricorda ciò che dicevano gli antichi: "in medio stat virtus" ^_^
 
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